lunedì, febbraio 14, 2005

PAURA IN CITTA' di Giuseppe Rosati (1976)

PAURA IN CITTA di Giuseppe Rosati (1976)
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Dopo il debutto clamoroso di "RomaViolenta" in cui Merli arriva al successo nei panni dell'ormai leggendario Commissario Betti, e le riconferme al botteghino di "Roma a mano armata" e "Napoli Violenta" diretti dall'abilissimo Lenzi (che è stato il regista più bravo in assoluto a dirigere Merli a mio avviso e non Stelvio Massi come molti affermano) ecco il nostro sbirro dai metodi poco ortodossi impegnato in un film curioso, meno visto rispetto ai super classici sopra citati e diretto da un poco visto Giuseppe Rosati, "Paura in città".
Film curioso in quanto sorta di rip-off delle pellicole di Lenzi e Martinelli dalle quali sembra voler a tutti costi rubare ritmo, taglio dei personaggi e immediatezza delle location. La differenza però salta rapidamente agli occhi, "Paura in città" è un film assolutamente non plausibile, ultra-imbottito dei clichè più a buon mercato e dove la figura del commissario violento e bastardo che non si cura troppo di rispettare il codice, viene da una parte spinta a una violenza parossistica e poco credibile ai fini della trama, e da un'altra smorzata da un'intrigo sentimentale puerile e controproducente ai fini dell'azione.
Ma veniamo alla cronaca: in seguito all'evasione di dodici carcerati dalla prigione di Regina Coeli, il commissario Murri viene richiamato in servizio dopo essere stato sospeso a causa dei suoi metodi violenti (praticamente un marchio di fabbrica di tutti i personaggi del Merli...). Questi inizia le sue rovinose indagini sparando e ammazzando senza fare troppe storie. Grazie alla nipote di uno degli evasi che fà la prostituta d'alto bordo, (Silvia Dionisio) riuscirà a mandare all'aria la super-rapina che la banda aveva pianificato (ovviamente con abbondanza di morti). Palese la storia sentimentale tra il commissario e l'escort di lusso che giunge al suo culmine in un finale alquanto imbarazzante. A questo proposito interessante notare come neanche un'anno dopo, Franco Martinelli dirigerà un film molto simile a questo (con tanto di facili sentimentalismi e moralismi di grana grossa) ma di tutt'altro sapore: "Italia a mano armata".
Il film ha tuttavia quattro efficaci frecce al suo arco: 1)-un Merli in formissima e grazie a dio doppiato, 2)-un ritmo sciolto e tutto sommato piacevole, 3)-un cast variegato e singolare, 4)-alcune scene cariche di quella violenza eccessiva, sopra le righe, quasi grottesca, che hanno fatto la fortuna del "poliziottesco".
Sui primi due punti poco da dire, sul terzo vale la pena annotare un James Mason delirante nei panni di un questore coi nervi a pezzi che và avanti a pasticche varie (inutile puntualizzare che le preocuppazioni maggiori gliele danno i cadaveri che gli serve il Comm. Murri), una Silvia Dionisio nei panni della donna perfetta (puttana malgrado lei, che si innamora e la dà subito, che non parla se non su invitazione e che corre dietro al suo uomo giurandoli di imparare a cucinare !!!), Cyril Cusack è il padre di lei, un personaggio per una volta non a tutto tondo e con sfumature degne di nota. Presenti anche un Raymond Pellegrin di Melviliana memoria (colossale la sua parte in "Tutte le ore feriscono, l'ultima uccide") ormai abbonato alle marchette in produzioni italiane e qui nei panni dello spietato capo della gang di evasi. Un suo duplice omicidio a mani nude nel finale lascia senz'ombra di dubbio la sua impronta sul film.
Chiudo questa mia "visione scritta del film" facendo rivivere al lettore una delle scene abbozzate nel punto 3): Murri si nasconde nella macchina che alcuni rapinatori hanno chiesto alla Polizia durante le trattative a seguito di una rapina in banca. Questi escono con un prete in ostaggio, si fiondano in macchina e senza essere seguiti si dileguano a tutta velocità verso il loro nascondiglio, una cascina in campagna. Qui iniziano a bistrattare il prete con evidenti tratti da martire ma che tiene duro di fronte alla violenza gratuita dei suoi seviziatori. Fà irruzione Murri che fredda in modo stra-brutale con mitra spianato tutti i rapinatori, uno dei quali, avendo finito i colpi, aveva le mani alzate in segno di resa.... Il prete si esclama allora "Io ero pronto a morire, loro no...perchè lo hai fatto?". La risposta di Merli/Murri è da antologia: "Prete, tu non puoi capire, io sparo anche per quelli come te, per purlirgli la coscienza...".
Ottimo il dvd Alan Young: remaster pettinato, doppio trailer e biografie dettagliate, nota di merito in particolare per la qualità video fantastica come per altre pellicole in precedenza rimasterizzate sempre dalla Alan Young tra cui "Milano Odia: la Polizia non può sparare" "Milano trema: la Polizia vuole giustizia" "I corpi presentano tracce di violenza carnale" "Cannibal Holocaust" e altri, sempre con risultati sorprendenti.

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