giovedì, febbraio 24, 2005

JEAN-PIERRE MELVILLE E IL SUO CINEMA NOIR

Photobucket Photobucket
"Un film è fatto di una combinazione paritaria di elementi: 50% di regia, 50% di fotografia, 50% di sceneggiatura, 50% di scenografia, 50% di interpretazione, 50% di musica, 50% montaggio e 50% di promozione.
Se sbagli una sola parte, sbagli mezzo film...."
Jean-Pierre Melville

Il cinema di Jean-Pierre Melville è citato da registi di ogni parte del mondo. Di Leo, Lenzi, John Woo, Kitano, Michael Mann e altri ancora, hanno trovato ispirazione nel tipo di personaggio che il regista francese ha saputo creare nella finzione cinematografica. Lo stesso tipo di personaggio che sembra essere nella vita…
Per capire ed apprezzare a fondo il cinema di Melville è importante conoscere l’uomo, che ha saputo meglio di altri "manipolare" i media per rendersi credibile in prima persona ancor prima di farlo con i suoi film. Il cineasta francese ha tutto di una persona fuori dal comune, a cominciare dal look: occhiali Ray-Ban (anche di notte), trench-coat americano, cappello da cow-boy… Sempre a bordo di una Ford Mustang con mangianastri con il quale ascolta musica jazz, è un nottambulo incallito e sembra conoscere la Parigi notturna e il "milieu" come le sue tasche. Ama definirsi "il più americano dei registi francesi", è affascinato in modo fanciullesco da tutto ciò che è americano a cominciare ovviamente dal cinema noir. Anche il milieu parigino lo affascina in modo maniacale e gli piace far credere di conoscerlo bene. Ma tutto questo è un’apparenza: Lino Ventura, durante un chiarimento col regista, un giorno gli chiede di togliere occhiali e cappello perché "sembra un pagliaccio" e perché vuol parlare "da uomo a uomo", è irritato dal suo aspetto evasivo….Melville risponde: "non posso stare senza occhiali e cappello, sono troppo brutto...". Dietro la facciata da cow-boy urbano si cela quindi un uomo assolutamente schivo, insicuro, tristemente ordinario. Troppo ordinario. Tuttavia i suoi gusti ricercati e la sua sensibilità glaciale sopperiscono alle lacune del suo vissuto, alla conoscenza esterna e superficiale di un mondo, quello dell’illegalità, che dovrà per forza di cose re-interpretare a modo suo. Sarà la sua fortuna... Ossessionato dalla solitudine e apparentemente freddo e distaccato, darà ai suoi personaggi sfumature proprie a se stesso. In qualche modo, l’alchimia è perfetta e il gangster Melviliano, taciturno, misterioso, solitario, e assolutamente insensibile alla fatalità del destino che sembra accettare senza battere ciglio, fa breccia nell’immaginario cinematografico quanto il pistolero dei western di Leone, il samurai di Kurosawa, lo sbirro senza compromessi del nostro poliziottesco o il mafioso di Scorsese.
Cresciuto in un elite di "malati di cinema" (come lui stesso ama definirli), composta tra gli altri da gente del calibro di Jacques Becker (Il buco, Rififi), Jean-Luc Godard, François Truffaut, Robert Bresson e ben altri ancora, Jean-Pierre Grumbach si cambia da solo il cognome in "Melville" rubandolo al suo scrittore preferito, Hermann Melville. (Autore dal quale eredita i temi fondamentali: la solitudine dell’uomo che non condivide i valori di una società dalla quale si auto-emargina, e il destino fatale che dovrà inevitabilmente affrontare.)
Un cenno veloce anche alla figura femminile. Difficile trovarne una donna banale nei suoi film, sia (soprattutto) a livello estetico, sia a livello dei personaggi che esse interpretano. Eppure prima di trovarne una banale è già difficile trovarne una…(questo per quanto riguarda i suoi noir). Le donne "Melviliane" si dividono essenzialmente in due gruppi, quelle che prendono parte alle vicende criminali e che, pur mantenendo intatto il fascino della loro femminilità, si comportano come uomini, e le altre che sono unicamente oggetti ornamentali e illusori, che sembrano nascondere con la loro bellezza complessa ed intrigante un vuoto spirituale (non paragonabile al vuoto/introspezione dei personaggi maschili) ma che non sono mai risolti, lasciando quindi sempre un fondo di ambiguità. I personaggi femminili hanno tuttavia una parte sempre minore coll’andare avanti degli anni (e dei film), una scarsa considerazione che gli vale una reputazione di misogine e maschilista. In realtà nei pochi ruoli femminili dei suoi noir, troviamo sfumature sempre importanti e proprie del regista, ma poco sviluppate.
Il debutto cinematografico di Melville avviene con "Il silenzio del mare" nel 1947, in seguito realizzerà alcuni film quasi tutti di ispirazione teatrale prima di arrivare al noir, genere nel quale saprà imporre definitivamente un proprio stile, solo nel 1955 con "Bob il giocatore".
Nel prossimo post una panoramica sui cinque noir maggiori di Jean-Pierre Melville.
Photobucket PhotobucketPhotobucket

lunedì, febbraio 14, 2005

PAURA IN CITTA' di Giuseppe Rosati (1976)

PAURA IN CITTA di Giuseppe Rosati (1976)
Photobucket Photobucket Photobucket
Dopo il debutto clamoroso di "RomaViolenta" in cui Merli arriva al successo nei panni dell'ormai leggendario Commissario Betti, e le riconferme al botteghino di "Roma a mano armata" e "Napoli Violenta" diretti dall'abilissimo Lenzi (che è stato il regista più bravo in assoluto a dirigere Merli a mio avviso e non Stelvio Massi come molti affermano) ecco il nostro sbirro dai metodi poco ortodossi impegnato in un film curioso, meno visto rispetto ai super classici sopra citati e diretto da un poco visto Giuseppe Rosati, "Paura in città".
Film curioso in quanto sorta di rip-off delle pellicole di Lenzi e Martinelli dalle quali sembra voler a tutti costi rubare ritmo, taglio dei personaggi e immediatezza delle location. La differenza però salta rapidamente agli occhi, "Paura in città" è un film assolutamente non plausibile, ultra-imbottito dei clichè più a buon mercato e dove la figura del commissario violento e bastardo che non si cura troppo di rispettare il codice, viene da una parte spinta a una violenza parossistica e poco credibile ai fini della trama, e da un'altra smorzata da un'intrigo sentimentale puerile e controproducente ai fini dell'azione.
Ma veniamo alla cronaca: in seguito all'evasione di dodici carcerati dalla prigione di Regina Coeli, il commissario Murri viene richiamato in servizio dopo essere stato sospeso a causa dei suoi metodi violenti (praticamente un marchio di fabbrica di tutti i personaggi del Merli...). Questi inizia le sue rovinose indagini sparando e ammazzando senza fare troppe storie. Grazie alla nipote di uno degli evasi che fà la prostituta d'alto bordo, (Silvia Dionisio) riuscirà a mandare all'aria la super-rapina che la banda aveva pianificato (ovviamente con abbondanza di morti). Palese la storia sentimentale tra il commissario e l'escort di lusso che giunge al suo culmine in un finale alquanto imbarazzante. A questo proposito interessante notare come neanche un'anno dopo, Franco Martinelli dirigerà un film molto simile a questo (con tanto di facili sentimentalismi e moralismi di grana grossa) ma di tutt'altro sapore: "Italia a mano armata".
Il film ha tuttavia quattro efficaci frecce al suo arco: 1)-un Merli in formissima e grazie a dio doppiato, 2)-un ritmo sciolto e tutto sommato piacevole, 3)-un cast variegato e singolare, 4)-alcune scene cariche di quella violenza eccessiva, sopra le righe, quasi grottesca, che hanno fatto la fortuna del "poliziottesco".
Sui primi due punti poco da dire, sul terzo vale la pena annotare un James Mason delirante nei panni di un questore coi nervi a pezzi che và avanti a pasticche varie (inutile puntualizzare che le preocuppazioni maggiori gliele danno i cadaveri che gli serve il Comm. Murri), una Silvia Dionisio nei panni della donna perfetta (puttana malgrado lei, che si innamora e la dà subito, che non parla se non su invitazione e che corre dietro al suo uomo giurandoli di imparare a cucinare !!!), Cyril Cusack è il padre di lei, un personaggio per una volta non a tutto tondo e con sfumature degne di nota. Presenti anche un Raymond Pellegrin di Melviliana memoria (colossale la sua parte in "Tutte le ore feriscono, l'ultima uccide") ormai abbonato alle marchette in produzioni italiane e qui nei panni dello spietato capo della gang di evasi. Un suo duplice omicidio a mani nude nel finale lascia senz'ombra di dubbio la sua impronta sul film.
Chiudo questa mia "visione scritta del film" facendo rivivere al lettore una delle scene abbozzate nel punto 3): Murri si nasconde nella macchina che alcuni rapinatori hanno chiesto alla Polizia durante le trattative a seguito di una rapina in banca. Questi escono con un prete in ostaggio, si fiondano in macchina e senza essere seguiti si dileguano a tutta velocità verso il loro nascondiglio, una cascina in campagna. Qui iniziano a bistrattare il prete con evidenti tratti da martire ma che tiene duro di fronte alla violenza gratuita dei suoi seviziatori. Fà irruzione Murri che fredda in modo stra-brutale con mitra spianato tutti i rapinatori, uno dei quali, avendo finito i colpi, aveva le mani alzate in segno di resa.... Il prete si esclama allora "Io ero pronto a morire, loro no...perchè lo hai fatto?". La risposta di Merli/Murri è da antologia: "Prete, tu non puoi capire, io sparo anche per quelli come te, per purlirgli la coscienza...".
Ottimo il dvd Alan Young: remaster pettinato, doppio trailer e biografie dettagliate, nota di merito in particolare per la qualità video fantastica come per altre pellicole in precedenza rimasterizzate sempre dalla Alan Young tra cui "Milano Odia: la Polizia non può sparare" "Milano trema: la Polizia vuole giustizia" "I corpi presentano tracce di violenza carnale" "Cannibal Holocaust" e altri, sempre con risultati sorprendenti.

DVD RARO VIDEO/NOCTURNO: Recensioni

Photobucket Photobucket Photobucket
Tra le numerose recenti uscite della Raro Video (in collaborazione con Nocturno), segnalerei con priorità assoluta i seguenti tre: "Milano Calibro 9", "La mala ordina" e "Liberi, armati, pericolosi". I primi due perchè l'attesa per i capolavori di Di Leo in dvd era ormai diventata insostenibile, il terzo in quanto chicca totalmente sconosciuta ai più. (o cmq al sottoscritto).
Photobucket Photobucket
Partiamo con il doppio dvd set di "Milano Calibro 9". Sul film è inutile soffermarsi dato che come tutti sappiamo si tratta di uno dei film di genere italiani più importanti in assoluto. Il restauro dei film di tutta la collana Raro/Nocturno è stato possibile grazie al contributo determinante della Fondazione Prada, (era ora che cmq in Italia qualcuno aprisse gli occhi...), un lavoro perfetto che in questo caso riporta alla massima qualità possibile il lavoro di Di Leo. Gli extra sono ricchi e, a differenza di quelli della No Shame (vedi recensioni in questo stesso blog) sono realizzati con cura e con un criterio di contenuti lodevole. I tre documentari "Doc. Milano Calibro 9" "Di Leo e la morale del genere" e "Scerbanenco Noir" sono in qualche modo l'epitaffio dello stesso Di Leo (le interviste sono state realizzate poco prima della sua scomparsa) che racconta l'incontro con l'opera di Scerbanenco, "gli elementi culturali" (come lui stesso li definisce) presenti in lui e che lo hanno portato al noir, e tante altre curiosità sul film.
Photobucket Photobucket
"La mala ordina" gode forse di un remaster ancora migliore di quello del suo predecessore, probabilmente ciò è dovuto al fatto che il film gode alla base di una migliore fotografia. Presente anche qui un documentario ottimamente realizzato "Alle origini della mala", in cui grandeggia (come negli altri extra di Milano Calibro 9) un Di Leo carismatico con i suoi gesti tipicamente meridionali...
"Liberi, armati, pericolosi" rappresenta un'evento ugualmente importante data la difficile riperibilità del film in videocassetta e la mancanza totale di passaggi televisi. (almeno che io sappia) Il restauro del film di Romolo Guerrieri è semplicemente spettacolare, e il film è un ottimo quanto insolito poliziesco dove si sente la mano dello stesso Di Leo (alla sceneggiatura, che guarda caso prende spunto da alcune novelle di Scerbanenco). Il documentario "Ragazzi fuori" arrichisce un dvd già ottimo di per sè dato le premesse.
Acquisto caldamente consigliato anche in questo caso, il prezzo di ogni dvd si aggira sui 20-22 Euro.

DVD NO SHAME: Recensioni

Photobucket Photobucket Photobucket
Ecco finalmente uscire in dvd tre pezzi importanti del nostro amatissimo poliziottesco.
Trattasi qui del superclassico di Lenzi "Roma a mano armata" del 1976, de "Il giustiziere sfida la città" sempre di Lenzi e de "La polizia accusa: il servizio segreto uccide" dell'ottimo Sergio Martino.
Photobucket
Passiamo rapidamente in rassegna il primo: già precedentemente uscito in dvd per Nocturno/Shendene&Moizzi, con l'aggiunta di alcuni pessimi extra, il gioiello di Lenzi esce qui in versione rimasterizzata (un vero remaster digitale) che lascia veramente attoniti in quanto a qualità di contrasti, ricchezza di colori e sfumature, contorni definitissimi e quant'altro.
Gli extra, quasi un'ora e mezza, si dividono in tre documentari. Il primo, alquanto confuso, ci propone di ripercorrere i luoghi del film, il secondo vuole essere un tributo a Maurizio Merli, (cosa di per sè lodevole) se non fosse che dura una vita e che tutti i narratori che vi partecipano (i Manetti bros., Enzo G. Castellari e altri) non fanno altro che ripetere fino alla nausea le stesse due o tre cose, per altro già note ai più, sul grande Merli che si meritava ben altro tributo. Non mancano però parecchi spunti interessanti (sopratutto dai simpatici fratelli Manetti) ma che hanno più a vedere con Lenzi e il suo cinema che non con Merli. Terzo documentario dedicato al "Gobbo del quarticiolo". Per quanto interessante e dettagliata, la ricostruzione della vita e delle gesta di questo gobbo, non ha nessuna attinenza col gobbo del film.. Il gobbo del quarticciolo era un partigiano famoso per aver ucciso decine di fascisti e nazisti a coltellate....niente a che vedere con il nostro Vincenzo Moretto. Tutt'al più un documentario che avrebbe fatto testo in un dvd del film "Il Gobbo" di Carlo Lizzani.
Mi sembra doveroso annotare che tutti i documentari (e questo vale per tutti gli extra dei tre dvd No Shame qui recensiti) hanno una qualità infima, molto meno che amatoriale: montaggio-valium, mancanza totale di sintesi, per molte delle interviste audio distorto fastidiosissimo...
La domanda nasce spontanea, non sarebbe stato meglio un documentario più breve, magari 25-30 min., ma realizzato come cristo comanda ??
Passiamo a "Il giustiziere sfida la città", qui il discorso non cambia di una virgola, il remaster è ugualmente un lavoro di ottimo livello. Gli extra, meno numerosi, si limitano ad un ritratto di T.Milian da parte di Enzo G. Castellari. Anche qui, mancanza totale di sintesi audio orribile ecc...
Extra salvato solo in parte dalla simpatia di Castellari che sforna aneddoti interessanti sul grande Milian.
Il film di Martino "La polizia accusa: il servizio segreto uccide", pecca forse di colori un pò palliducci che mancano della loro saturazione originale, ma il remaster rimane cmq molto buono. Extra presenti: una simpatica intervista a Luc Merenda (che nonostante tutti gli anni trascorsi, mantiene intatto il suo carisma e la sua simpatia.) e un documentario su Milian che ha tutte le pecche di quello su Merli, con l'aggravante di lunghissimi scorci riciclati dagli altri extra !!!
Il prezzo di ogni Dvd si aggira tra i 17 e i 20 Euro. L'acquisto è cmq consigliato.

sabato, febbraio 12, 2005

ESTRATTO DAGLI ARCHIVI SEGRETI DELLA POLIZIA DI UNA CAPITALE EUROPEA


Riccardo Freda, pioniere assoluto con pochi altri del cinema di genere in Italia, ha saputo ritagliarsi un suo spazio nella storia del cinema. Amatissimo in Francia per i suoi film gotici, la sua filmografia sterminata è composta da film singolari che seguono in modo certamente involontario un percorso quantomeno curioso. In effetti se i primi anni della sua produzione lo vedono impegnato in un cinema avventuroso (spesso anche di cappa e spada), egli sarà anche uno dei maggiori autori del peplum, genere che servì a tantissimi registi, data la sua predisposizione alla contaminazione, per farsi le ossa ed arrivare preparati all’esplosione del western che di lì a poco invaderà le sale di tutto il mondo. Freda però, nonostante il suo sia un cinema indiscutibilmente commerciale, seguirà strade più difficili, seguendo, ma solo per poco, la scia del successo del film che per molti rimane il suo capolavoro: "L’Orribile segreto del dott. Hitchcock", un film gotico elegante e morboso che riesce a trattare, seppur in modo superficiale, il tema della necrofilia in tempi piuttosto "difficili". Successivamente tornerà anche a fare film d’avventura, ma più passano gli anni, più il cinema di Freda si macchia di sangue e di effettacci, sembrando ormai in balia dei produttori più biechi, egli realizza in particolare tre pellicole incredibili, film obiettivamente brutti, ma che oggi come allora attraggono gli spettatori del cinema più bizzarro per l’efferatezza di alcune scene e per l’atmosfera delirante che le pervade. Trattasi, oltre al film in questione, de "L’iguana dalla lingua di fuoco" e "Murder Obsession".
"Estratto dagli archivi…" è un film preceduto da una reputazione agghiacciante, pare addirittura che lo stesso Freda, quando gli chiesero a proposito del film in un’intervista, non si ricordasse di averlo girato….!!! Ma le versioni più "ufficiali" raccontano semplicemente che egli disconobbe il film a causa di fortissimi dissapori con la produzione.
Non solo…il film rimase per quasi due decenni totalmente irrecuperabile, spacciato su fanzine di cinema di genere come "noir carico di sangue", (da fans che con tutta probabilità non avevano visto il film) visto pochissimo e solo, o quasi, da spagnoli (perché trattasi in questo caso di co-produzione con la Spagna) perché in Italia uscì in pochissime sale….insomma un film misterioso che alimentò le voci più fantasiose (che il film addirittura non fu mai neanche girato…!!). Considerato come perso per sempre, è stato invece restaurato (ottimamente come già per altre opere del nostro cinema di genere) dalla Fondazione Prada, e proiettato in occasione della rassegna "Il cinema Italiano visto da Milano".
Tutti i titoli di testa hanno come fondo sonoro un sorprendente pezzo cantato da Ernesto Brancucci aka Bob Deramont, mentre il testo alquanto morboso è dello stesso Freda.
Ma veniamo alla cronaca: Bill, un rampollo della grossa borghesia, Jo, sorta di latin lover anni 70’ con tanto di radici gitane, Fred, freak sempre legato alla sua chitarra e Jane, ragazza monoespressiva e annoiata, sono al largo in barca a vela (quella di Bill) nel calore di una bella giornata estiva. Mentre quest’ultimo si fa infinocchiare dagli altri due scommettendo soldi su chi indovina i nomi dell’attrezzatura marittima (vele nodi ecc…), la candida Jane prende il sole annoiata come non mai, forse dalla lancinante melodia della chitarra di Fred. Nonostante l’evidente interesse portato agli averi di Bill da parte degli altri ragazzi, la giornata scorre tranquilla e nel buon umore, come un’ordinaria giornata di vacanza fra amici.
Tornati a terra, Bill si apparta con Jane approfittandone per regalarli una collana di perle che in un flashback illuminante, sappiamo essere, volente o nolente un oggetto ambiguo… (Bill per scucire dei soldi alla madre inscena una farsa: regala la collana alla madre dicendole che era maledetta, che condusse i suoi precedenti proprietari ad una morte orribile ma che fu però esorcizzata e liberata dal suo influsso negativo….ironizza anche sulla maledizione ma è troppo tardi: la madre ormai visibilmente impressionata, si rifiuta di indossarla e per liquidare il figlio apparentemente deluso, li promette di rinverdire il suo conto in banca….).
I nostri, una volta la giornata arrivata al termine si mettono in strada per tornare a casa, ma presto rimangono senza benzina e come se non bastasse sotto un violento acquazzone. I tre ragazzi spingono quindi l’auto fino al benzinaio più vicino. Giunti ad una piccola stazione servizio, un benzinaio dall’aspetto lugubre appare loro in modo fulminante (e qui i più attenti avranno riconosciuto il vecchio….il tenutario del saloon deserto di "Per un pugno di dollari" di Leone!!).
Si apre una discussione aspra per avere la benzina, Bill ha i traveller cheques ma neanche un documento, il vecchio si rifiuta di servirli, ma una volta vista la povera Jane infreddolita (ma sempre inespressiva), il vecchio sembra commuoversi e regala ai ragazzi uno spruzzo di benzina indicando loro una "scorciatoia". La benzina era poca e in effetti nonostante la scorciatoia i nostri si ritrovano nuovamente fermi, ma questa volta davanti ad una villa dall’aspetto un po’ funereo. Chiedono aiuto ai proprietari che si dimostrano subito accoglienti nonostante i loro modi piuttosto strani. Lui, Lord Alexander (un Luigi Pistilli quasi sull’orlo del precipizio, di lì a qualche anno morirà suicida) li invita ad entrare e lei, Lady Alexander (una sempre affascinante e seducente Luciana Paluzzi qui palesemente a disagio. …) fa accomodare, i ragazzi in cucina dando loro da mangiare, e la bella Jane in un bagno caldo. Dopo di chè i padroni di casa spariscono segregando i giovani in cucina, puntualizzando di avere "ospiti".
Una volta saziati, i ragazzi le provano tutte per ammazzare il tempo, giocare a carte, ascoltare i talenti di Fred alla chitarra (e anche qui i più attenti avranno riconosciuto Fred….l’agente speciale al servizio del Commissario Betti/Merli nel caposaldo del poliziottesco "Roma Violenta"). Jo visibilmente nervoso non regge la musica di Fred (come non capirlo), il bravo Bill prende però le difese dell’"amico" esclamando addirittura che potrebbe diventare qualcuno….. Fred chiude il dibattito in modo perentorio dicendo la sua sul mondo dello spettacolo: "In questo mondo se non hai un figlio di mignotta che ti protegge, te la prendi sempre nel culo…!!!".
Improvvisamente Bill vede alla finestra il vecchio benzinaio che li spia, ma una volta uscito per prenderlo questi sparisce. Ma non è finita: viene anche a mancare la luce, Jane sola nella vasca piena neanche a metà, è la prima a muoversi, e presto anche i ragazzi lasciano la cucina per fare un giro tra le innumerevoli stanze dell’enorme villa dei misteriosi coniugi Alexander.
La candida ragazza finisce in sala dove tra addobbi di velluto nero e viola, bare, tavolo sacrificale, croci, pugnali, spade e altro ancora irrompe nel bel mezzo di una messa nera alla quale partecipano oltre ai padroni di casa e a un’improbabile organista donna, (i primi piani sulle mani fanno il verso alle mani dell’ "Abominevole dott. Phibes" interpretato con tutt’altra verve dal grande Vincent Price) una sfilza di comparse esilaranti per la loro pallida interpretazione….(tra cui spicca un’anziana donna che i più attenti ricorderanno come comparsa nei vari film anni ’80 con Boldi e Pozzetto sempre nei panni della sciura babbiona Milanese, nonché in qualche oscura pubblicità di qualche anno dopo…).
Una volta scoperta, Jane viene presa di forza e messa sul tavolo sacrificale (coperto da un’inquietante lenzuolo bianco), la sua ora sembra arrivata, ma i ragazzi fanno irruzione al momento giusto e Bill, nel tentativo di salvare la sua amica da una morte certa, (Lady Alexander la sta pugnalando violentemente al cuore) uccide proprio la maestra del cerimoniale.
E qui…..scena madre del film, si apre un’orgia di sangue degna di un Horror di Fulci: la morte di Lady Alexander che agonizza con abbondanti perdite di un sangue denso e rivoltante (il coltello destinato a Jane le è arrivato in pancia), manda totalmente fuori di testa tutti gli altri adepti del demonio che escono di senno e iniziano senza nessun apparente motivo, non a dare la caccia ai ragazzi, ma a trucidarsi tra di loro !! Effettacci a go-go nel più puro dello stile della scuola italiana (pensate un po’ corre l’anno 72’ e gli effetti speciali sono di Carlo Rambaldi che solo un decennio più tardi lavorerà con Spielberg per "E.T" !!!) decapitazioni, teste tagliate in due per la verticale, uno dei posseduti tira fuori anche una pistola e spara all’impazzata, pure a Lord Alexander, la povera organista giace a terra la faccia nel fuoco del camino, tutti perdono sangue a litri meno i ragazzi che se la danno a gambe levate…
Una volta fatta benzina riprendono l’auto e scappano, ma non prima di assistere alla morte di Lord Alexander che in preda a rabbia e dolore si scaglia con violenza fuori dalla finestra (secondo piano…mah!!).
I ragazzi tornano alla stazione di servizio che ha dato il là a questo incubo di sangue, (è evidente che il vecchio ha dato loro abbastanza benzina solo per arrivare dritti dritti alla villa) ma una volta arrivati in loco, non trovano altro che una vecchia stazione abbandonata…il mistero s’infittisce…
I ragazzi vanno a casa di Bill dove trovano la madre piuttosto scostante che rifiuta di dare loro ospitalità nascondendosi dietro scuse improbabili del tipo: "La servitù è in ferie, le stanze non sono pronte", Jo fa prova di grande tempismo e dimostra di non essere secondo a Bill in quanto a cinismo…..scuce il doppio dei soldi che la madre offre ai ragazzi per andare tutti in albergo a sue spese… I nostri prendono quindi due moto e vanno nella casa di campagna del padre, poco distante, mentre la madre torna dal giovane amante che impaziente, la aspettava in camera da letto. Una volta arrivati vedono in Tv un dettagliato servizio al telegiornale sul massacro della villa, terrorizzato più degli altri, Bill si apparta, di lì a poco verrà trovato morto da Jane in una stanza, con il volto viola e una strana gelatina verde che li esce dalla bocca….Anche Fred si sente male, mavido di sudore e allucinato, si mette a letto ma non riesce a prendere sonno, improvvisamente si alza, va in bagno, e come posseduto prende il rasoio e si taglia la gola. Scena di grande impatto con schizzi di sangue copiosi. (gli stessi schizzi sdoganati nel "Kill Bill" di Tarantino e celebrati da critici che improvvisamente e clamorosamente si scoprono amanti e conoscitori del cinema di genere italiano….).
E’ veramente troppo per Jane e Jo, che prendono la moto e scappano in campagna. Distesi su un prato i due si lasciano andare finalmente a qualche effusione amorosa, ma dopo un paio di baci Jane è mostruosamente sfigurata !!! Impressionato dall’aspetto di lei, (che praticamente non ha più le labbra che sembra siano marcite, con tanto di vermi che strisciano qua e là…) lui prende la moto e se la batte in ritirata. Tanto è lo schifo che si dà alla velocità sfrenata, perde il controllo della moto e cade rovinosamente in un fiume. Non appena emerge alla superficie, Jo vede alla riva Jane, con un aspetto normale se non fosse un’aria depressa e delle occhiaie spaventose….le chiede aiuto, ha le gambe spezzate…! Jane non si cura dell’amico e lo lascia morire. La nostra sciatta interprete viene successivamente internata in una clinica dove, nell’indifferenza generale viene visitata da una rediviva Lady Alexander che le darà la morte. Lo spiegone finale del dottore che scopre il suo corpo privo di vita e con un coltello conficcato in pancia è un delirium tremens che è impossibile riassumere dato che cerca di dare una o più spiegazioni plausibili a una storia che non ne può avere in nessun modo e che forse neanche necessita di un senso…
Se il film è certamente indifendibile sul piano della recitazione, va comunque apprezzato per la sua capacità di portare lo spettatore in una dimensione totalmente estranea a film contemporanei, che si trova da qualche parte tra la commedia di costume, il grottesco, l’horror, il gotico e perché no il comico. (si tratta in effetti innegabilmente di un film che diverte). Questo il film di Freda in assoluto meno visto, che la stragrande maggioranza delle filmografie ufficiali non riporta nemmeno e che in modo bizzarro e alquanto imprevedibile è tornato ad avere seconda vita e dignità grazie ad un’ottimo restauro.