giovedì, aprile 17, 2008

PUSHER TRILOGY: LA CRIMINAL FICTION SECONDO NICOLAS WINDING REFN.
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Tre film, tre storie sconnesse tra loro ma con personaggi comuni, che si muovono in una Copenhagen sordida e narcotizzata. Un primo capitolo, PUSHER I del 1996 e un regista talentuoso, N.W. Refn che fresco fresco di scuola si lancia in un progetto ambizioso, nel quale crede fermamente e al quale tornerà solo nel 2004 con PUSHER II: WITH BLOOD ON MY HANDS e nel 2005 col capitolo finale, PUSHER III: I'M THE ANGEL OF DEATH. In tre film REFN si pone come obbiettivo quello di prendere a calci nello stomaco lo spettatore e di trascinarlo per i capelli nell'inferno della realtà criminale della capitale danese stravolgendone l'immagine di città nordica pulita e tranquilla. Non c'è scampo, non c'è via di fuga, nè per i personaggi sullo schermo, nè per chi è seduto in poltrona. PUSHER è un'esperienza estrema per chiunque, di quelle che lasciano il segno, di quelle che lasciano l'amaro in bocca perchè la sensazione di vivere in prima persona le vicende truculenti di TONNY, FRANK, MILO e compagni, diventa molto presto una dipendenza forte quanto quella che danno le droghe che scorrono lungo la pellicola...
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PUSHER I:
Frank è uno spacciatore di eroina piuttosto scaltro ma che vive di giorno in giorno, rifornendosi da un temibile malavitoso Serbo, Milo, e passando le giornate con il suo socio Tonny, uno sbandato che lo aiuta nei suoi traffici. Ma forse c'è la svolta...uno svedese con cui Frank è stato in galera ha bisogno di un quantitativo importante, ne ha bisogno subito, una cosa veloce, indolore. Frank convince Milo a dargli l'eroina a credito promettendoli i soldi in poco tempo, ma sul più bello arriva la Polizia (forse Tonny ha venduto l'amico ??) e dopo un inseguimento a perdifiato Frank si butta in mare disperdendo in acqua la roba. Inizia per Frank un calvario senza fine: gli interessi chiesti da Milo vanno oltre il comune strozzinaggio e nonostante il braccio destro del boss Serbo, il possente Radovan, lo aiuti in un primo tempo a recuperare crediti quà e là, ben presto si ritroverà solo nella disperazione più totale, perchè ogni mossa sembra peggiorare le cose sempre di più...un gran finale aperto lascia tuttavia intravedere un sottilissimo raggio di luce alla fine di un tunnel parecchio buio...
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Dopo otto anni e un passaggio a Hollywood dove Refn gira "Fear X" (con niente poco di meno che John Turturro..) , il nostro torna al suo cinema più viscerale con la seconda parte della trilogia.
PUSHER II: WITH BLOOD ON MY HANDS
Uscito di galera dove dalla dipendenza dell'eroina passa a quella della cocaina, Tonny é più che mai uno sconfitto. Ma fuori è peggio e le cose per lui si mettono subito malissimo...il padre (un grosso ricettatore d'auto di lusso) lo rinnega, prende coscienza della sua impotenza, scopre di avere un figlio e il suo amico Kurt lo trascina suo malgrado in uno sfortunatissimo affare di droga con il cinico Milo, sempre più abile nel manipolare e trarre vantaggio dai deboli. Incapace a far fronte a tante vicissitudini, Tonny affonda sempre di più nella droga e
in una notte di follia l'unico tentativo di riscattare il suo orgoglio da umiliazioni sempre più devastanti si trasfomerà in tragedia.
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PUSHER III: I AM THE ANGEL OF DEATH
Il giorno del 25simo compleanno della figlia, si presenta come un giorno piuttosto intenso per Milo, uno dei signori della droga di Copenaghen: deve cucinare per i 40 invitati alla festa, presentarsi agli appuntamenti della terapia di gruppo per disintossicarsi dall'eroina e come se non bastasse la macchina in arrivo dall'olanda che doveva essere rifornita di polvere marrone è invece carica di ecstasy, un'articolo solitamente estraneo ai suoi traffici. Nel tentativo di rivendere subito tutte e 10.000 le pastiglie, Milo commette una leggerezza e si ritrova in debito di 130.000 corone con un mafioso macedone, Luan. Pur di guadagnare tempo accetta di lasciare ad un uomo di Luan, l'albanese Rexho, il suo locale come luogo di contrattazione per la vendita di una prostituta. Ma evidentemente tra Serbi e Albanesi non scorre buon sangue e pian piano anche il demone della droga si riprende possesso di Milo.
Quando la situazione degenera Milo tira fuori il suo lato più oscuro e primitivo lasciando dietro di sè una spaventosa scia di sangue...
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Frank, Tonny, Milo. Tre personaggi, tre ritratti di personalità ai margini della società, perdenti assoluti esiliati in un mondo invisibile ai comuni mortali nel quale non esiste nessuna morale e dove non ci si può fidare di nessuno. Ogni mitizzazione della malavita (in qualche modo un passaggio forzato del genere noir) viene qui volutamente ignorata e Refn non indietreggia di fronte a nulla pur di presentarci i suoi personaggi nella loro cruda verità. Il crimine in tutto il suo abominio, i criminali, i rapporti tra loro, le loro azioni e i loro sentimenti ci vengono mostrate in tutta la loro spietatezza.
Frank, il protagonista del primo episodio, rimane forse quello più umano. Uno spacciatore cosciente del proprio disagio esistenziale ma che in fondo desidera altro. Fedele a un proprio codice della strada, rimane intrappolato in un ambiente meschino e violento senza mai avere la forza necessaria per uscirne, ma solo per poterci sopravvivere nonostante non ne approvi a fondo le regole non scritte. La differenza con Tonny è netta, quest'ultimo è l'incarnazione stessa di un mondo, quello della tossicodipendenza, e di tutto il suo squallore. La solitudine, la falsità, la vigliaccheria, l'incapacità di affrontare la realtà, di farsi carico delle proprie responsibilità...
Sorprendente come Refn (grazie anche all'intensa interpretazione di Madds Mikkelsen, famoso in Danimarca per ruoli in film a carattere sentimentale) riesca in ogni momento a far emergere in Tonny un personaggio estraneo alla normalità, emarginato perfino da ladri di mezza tacca e tossicodipendenti, disprezzato dalla sua donna, odiato dal padre, deriso da tutti.
La steadycam perennemente attacata alle sue spalle lo vede evolvere nei locali, appartamenti e strade di Copenaghen, ma non c'è posto in cui possa sentirsi a suo agio. Struggente nel finale quando prendendo in braccio il figlio neonato si rende conto di provare non tanto un sentimento d'amore quanto la piacevole sensazione di stringere l'unico essere umano che non lo disprezzi...Semplicemente scioccante poi, il suo rapporto malato con la cocaina, il cui stra-abuso non riesce mai a placare il profondo tormento, precipitandolo sempre più velocemente nel vuoto.
Se Frank è un uomo intrappolato e Tonny schiavo della droga, Milo rappresenta il male assoluto. Interpretato alla grande dal gigante Serbo Zlatko Buric, Milo ha tutta l'apparenza di un boss della droga, potente e rispettato. Ma la dipendenza dall'eroina e un rapporto ambiguo con la figlia (che vuole diventarne partner in affari) lo tengono sempre al limite...in un ambiente come quello della droga basta un nulla per ribaltare completamente i ruoli e quando si ritroverà in posizione di inferiorità tirerà fuori una violenza figlia della sua follia latente. Scaltro, manipolatore, che comunica ad intermittenza cercando sempre di mettere sotto pressione il suo interlocutore per studiarne le reazioni spontanee e trarne profitto.
E' probabilmente attraverso il suo personaggio che Refn riesce a descrivere perfettamente il giro della droga, che passa di mano in mano senza che ci sia un minimo di fiducia tra le parti, ma solo una mascherata e ipocrita facciata di amicizia. Se a un certo punto della catena una qualsivoglia parte (per quanto forte) interrompe il passaggio della droga in un senso, o dei soldi nell'altro...và praticamente incontro alla morte. Soldi e droga, quasi un concetto unico o perlomeno due entità del male che insieme creano un girone dantesco (...ovviamente infernale) in cui molti dei personaggi del film si perdono. Chi vende droga per i soldi, chi ha bisogno dei soldi per la droga, chi pensa di fare la prima cosa mentre invece fà la seconda...
Sono davvero infiniti gli spunti dell'opera di Refn...sicuramente notevole l'uso dei personaggi secondari, alcuni dei quali si ritrovano in due o tutti i film della trilogia e di cui alcune piccole differenze (solo per i più attenti) lasciano sottintendere alcune sottotrame avvenute nelle ellissi temporali tra un film e l'altro.
Inutile spendere parole di sdegno per la non distribuzione al cinema in Italia, (tanto siamo abituati) ma il fatto che la 01 distribuzione abbia fatto uscire il primo capitolo in DVD più di un'anno fà (marzo 2007) e che il secondo debba ancora uscire è francamente vergognoso.
Per chi non ha problemi con l'inglese il cofanetto USA ha anche uno spassoso extra con Milo in cucina che prepara alcune specialità dei Balcani.

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